mercoledì 7 agosto 2019

Elenco delle stoviglioteche d'Italia!

Le stoviglioteche sono come biblioteche di stoviglie: fanno prestito gratuito (al limite con cauzione o chiedendo di tesserarsi all'associazione, o con offerta libera all'associazione), di piatti, bicchieri, posate, tutte rigorosamente lavabili. Le stoviglioteche sono portate avanti da associazioni, comuni, centri sociali, ma anche dai privati.

Se si accettano donazioni o offerte, bisogna fare ricevuta di queste donazioni.Non c'è bisogno di Partita Iva per i privati, se non si supera un certo introito, ma consigliamo comunque di chiedere ad un commercialista o CAF.
Ma ricordiamoci che le stoviglioteche nascono come le biblioteche, in modo gratuito e per il bene comune. Sarebbe bello che non girassero troppi soldi, al limite fare un baratto: accettare donazioni sotto forma di un bicchiere lavabile, una caraffa, per ampliare la stoviglioteca.
I materiali possono essere vari, ma sempre atossici e lavabili e senza BPA e ftalati: dalla plastica dura certificata senza BPA e ftalati, all'acciaio, al bambù.... I destinatari sono le famiglie, quindi si tratta di piccole feste con un numero di circa 50-100 pezzi. L'obiettivo delle stoviglioteche è mettere in comune le stoviglie lavabili per rendere le festicciole di compleanno, di classe, ecc...più sostenibili! Perché il miglior rifiuto è quello che non si crea! 
Ecco un primo elenco...sempre da aggiornare! 




L'elenco (in aggiornamento) è sulla pagina STOVIGLIOTECHE

Un esempio di REGOLAMENTO:
Regolamento
1.      Il kit viene stoccato presso ....Comprende 50 piatti e 50 bicchieri, 2 caraffe, 10 coppette, 16 cucchiaini e 16 forchette di plastica lavabile, dura, colorata, in polipropilene (05) e bisfenolo free più altre stoviglie che verranno successivamente aggiunte al kit.
2.      Si accettano donazioni in forma di stoviglie lavabili o...
3.      Chi vuole ottenere il kit deve contattare il volontario che gestisce la stoviglioteca e recarsi a ritirarlo in orari concordati nome....numero....mail....
4.      Il prestito dura max una settimana.
5.      Prima di ritirare il kit bisogna compilare un apposito modulo con nome, cognome, num tel.
6.      Le stoviglie vanno riportate dopo essere state lavate in lavastoviglie e perfettamente asciutte. Se qualche piatto o bicchiere viene perso o danneggiato deve essere sostituito con uno simile.
7.      Non devono essere utilizzati coltelli sui piatti perché altrimenti si rigano.
8.      Se si vuole scrivere il nome sul bicchiere, non bisogna scrivere direttamente sul bicchiere con pennarello indelebile, ma usare scotch o altro adesivo.
9.      Se due richieste sono coincidenti si dà precedenza a chi fa la prima richiesta in ordine temporale e comunque ai residenti nel comune di Faenza.
10.  Si invitano tutti quelli che utilizzano il kit ad organizzare la festa in modo ecologico, facendo raccolta differenziata, usando acqua pubblica, e altro materiale compostabile o riusabile.

giovedì 11 luglio 2019

Plastic free è uno slogan che funziona ma attenti agli effetti collaterali


 Ne parliamo con Silvia Ricci responsabile campagne dell’Associazione Comuni Virtuosi
A distanza di dieci anni dal lancio della tua prima campagna nazionale “Porta la sporta” , che per prima ha fatto informazione sull’inquinamento da plastica dei mari collegandolo con gli stili di vita e di consumo usa e getta, che cosa è cambiato da allora?
La risposta non può essere univoca. E’ cambiato  tantissimo a livello di percezione della gravità del problema con un’escalation incredibile negli ultimi due anni.  Nonostante questa maggiore sensibilità i progressi conseguiti nella riduzione o nell’attenuazione del problema non sono, purtroppo, ancora rilevabili.
La cosiddetta “storia di successo dell’Italia” nelle politiche di riduzione che continuiamo a leggere sui media è poco più di una vittoria di Pirro. Se il consumo di sacchetti di plastica si è più che dimezzato , nei supermercati -dove si è verificata la maggiore riduzione- abbiamo ancora un 35% circa di consumo di sacchetti monouso biodegradabili .

venerdì 21 giugno 2019

Anche Marradi Plastic Free!

Aumentano i comuni che si dichiarano plastic free!

Il 13 giugno anche il sindaco di Marradi (Fi), paese di montagna tra Romagna e Toscana, famoso per la sagra della castagna, ha emanato un'ordinanza plastic free.
L'ordinanza è stata adottata dal Comune dopo un percorso condiviso, iniziato con un’assemblea con i commercianti diversi mesi fa e proseguito con associazioni di categoria, sindacati e Consulta delle associazioni. Basta con la plastica monouso, sì invece a piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti in materiale biodegradabile e/o compostabile: dal 1° settembre per associazioni ed enti e sagre e feste pubbliche; dal 1° ottobre per esercenti, ristorazione, attività di servizio e artigianali; dal 1° gennaio 2020 per attività commerciali. Queste, nello specifico, le disposizioni: - le associazioni e gli enti, in occasione di feste pubbliche e sagre, a decorrere dal 1 settembre 2019, potranno distribuire al pubblico, visitatori e turisti, esclusivamente piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti, non preconfezionati alla produzione, monouso in materiale biodegradabile e/o compostabile; -gli esercenti, le attività di servizio, le attività artigianali e quelle di ristorazione, con o senza somministrazione di alimenti e bevande, presenti sul territorio comunale, a decorrere dal 1 ottobre 2019, agli utenti ed agli avventori potranno distribuire esclusivamente piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti non preconfezionati alla produzione, monouso in materiale biodegradabile e/o compostabile, oppure materiale non monouso lavabile (es. ceramica, vetro, vetroceramica, acciaio inox, legno, ecc…); -le attività commerciali, a decorrere dal 1 gennaio 2020, potranno vendere esclusivamente piatti, posate, bicchieri, cannucce e contenitori per alimenti non preconfezionati alla produzione, monouso in materiale biodegradabile e/o compostabile, oppure materiale non monouso lavabile (es. ceramica, vetro, vetroceramica, acciaio inox, legno, ecc…).(https://www.gonews.it/2019/06/15/marradi-plastic-free-scelta-storica-del-comune-mugellano
http://www.comune.marradi.fi.it/eventi-notizie/ordinanza-sindacale-n3-2019
Cosa aspettano i nostri comuni a fare altrettanto? Chiediamolo a gran voce ai nostri sindaci, con petizioni, lettere, manifestazioni!
Chiediamo ordinanze che vietino la plastica usa e getta (compresi i bicchieri) nelle sagre, nei bar, nei negozi.
Nel 2021 tanti prodotti in plastica usa e getta (ma non i bicchieri) saranno vietati dalla UE. L'ambiente non può aspettare.
Comuni d'Italia dichiaratevi PLASTIC FREE!!!


sabato 13 aprile 2019

E-circular, le Università europee in rete per ridurre la plastica


Risultati immagini per plastic free

“Con uno slogan si può dire che l’economia circolare non è sufficiente, oltre a costruire processi circolari si deve ridurre il diametro del cerchio.” Così  Alberto Bellini, docente del Dipartimento Ingegneria Elettronica all’Università di Bologna, spiega ilprogetto E-circular di cui è coordinatore. Il progetto è promosso da Climate-kic, la comunità nata per promuovere l’innovazione nella sfida ai cambiamenti climatici e favorire lo sviluppo e la creazione di una società zerocarbon. La Climate KIC, riunisce più di 180 soggetti - università, enti di ricerca, imprese e amministrazioni. Vi sono anche alcune note multinazionali, che, come afferma Bellini: “purtroppo cercano di usare Climate-KIC per fare “greenwashing”, questo è deprecabile. Noi scienziati dobbiamo comunque sfruttare gli strumenti che la comunità europea ci mette a disposizione per affrontare le sfide ambientali e climatiche. La nostra ricerca è finanziata dall’Unione Europea al 100%.”
Tra le università coinvolte, oltre quella di Bologna, anche il Wuppertal Institute (Germania), la Lund University (Svezia), il Montanuniversitaet Leoben (Austria) ed Ecomatters (Olanda) e una ventina di altri partner. Iniziato a marzo 2018, il progetto è concentrato su tre principali linee di azione: ecodesign dei prodotti plastici per sostituire i prodotti non riciclabili con materiali riciclabili e biodegradabili; tecnologie digitali per promuovere la tracciabilità; una serie di regole per ridurre gli ostacoli al riuso dei materiali, promuovere le sostituzioni di prodotti con servizi e politiche fiscali a favore della riduzione e riciclo dei prodotti plastici.
Secondo alcuni dati, nel 2015 in Europa sono state prodotte oltre 49 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Ma solo il 5% delle nuove plastiche immesse nel mercato proveniva dal riciclo: un mancato riuso che si traduce in un buco da 105 miliardi di euro l’anno in tutta Europa.
“Oggi, oltre il 40% dei materiali plastici, raccolti in forma differenziata, vengono inceneriti.”racconta Alberto Bellini. “Questa soluzione è insostenibile, perché l’energia dovrebbe essere prodotta solo da fonti rinnovabili a zero emissioni. D’altra parte puntare solo sul riciclo non basta. La plastica non è riciclabile all’infinito, e quindi rimane il problema di cosa succederà a quell’oggetto riciclato una volta arrivato a fine vita. Riciclare non è sufficiente per rispettare gli obiettivi di Parigi (aumento massimo della temperatura media di 2 gradi, rispetto all’epoca pre-industriale). L’unica soluzione è ridurre la produzione di materiali plastici. ” 
Il compostabile usa e getta, viene considerato una soluzione interessante per ridurre la presenza di derivati dal petrolio nei prodotti plastici, ma come approfondisce Bellini “oggi non ci sono soluzioni che garantiscano la totale eliminazione di derivati del petrolio nelle bio-plastiche, e al tempo stesso non ci sono bio-plastiche completamente biodegradabili in mare. È una soluzione transitoria, ma non può essere una soluzione “definitiva”,  a meno di innovazioni tecnologiche. Il programma eCircular si concentra su questa ultima parte: programmi di ricerca per nuove bio-plastiche, interamente organiche e biodegradabili.”
 “La plastica ci circonda, viene usata ovunque, dal settore degli imballaggi, all’industria automobilistica, ai dossi stradali, fin al settore del’abbigliamento e dell’edilizia. La Pianura Padana viene chiamata la ‘packaging valley’ per l’enorme industria degli imballaggi presente” sottolinea la professoressa Alessandra Bonoli, del DICAM di Bologna(Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali).”Dobbiamo prevenire la sua creazione con materiali diversi come il vetro, i metalli e pratiche come il vuoto a rendere, la vendita di prodotti senza imballaggi”.
In Italia i progetti di vuoto a rendere (riuso del contenitore) esistono ma non sono così diffusi come all’estero, si scontrano con ostacoli e burocrazia, e con un modello di raccolta di rifiuti che non facilita la transizione. Alberto Bellini ci spiega perché: “In Italia i Comuni si fanno carico della raccolta di tutti i rifiuti e guadagnano dal riciclo. La responsabilità estesa dei produttori di imballaggi viene esercitata attraverso un consorzio (CONAI) che fornisce ai Comuni un corrispettivo proporzionale alla quantità e qualità degli imballaggi raccolti. Mentre all’estero (Austria e Germania, ad esempio), viene adottato un modello di raccolta rifiuti “duale”, ovvero i produttori di imballaggi si fanno direttamente carico della raccolta degli imballaggi a fine vita, mentre i Comuni raccolgono i rifiuti a esclusione degli imballaggi. Un sistema di questo tipo tende a dare maggiore responsabilità ai produttori, che preferiscono modelli come il vuoto a rendere e il deposito cauzionale: l’utente finale viene incentivato a riconsegnare gli imballaggi. In Germania anche i contenitori di PET per le bevande, restituiti all’esercente, vengono igienizzati e riutilizzati per la stessa bevanda o azienda.”