venerdì 18 settembre 2020

No mascherine usa e getta a scuola: una guida per "disobbedire"!

 



(un fumetto inventato da Tobia, 7 anni)

La scuola è iniziata da pochi giorni e la confusione è al massimo. Mascherine lavabili sì o mascherine lavabili no? 

Regioni, comuni, istituti, ognuno fa da sé nell'imporre le mascherine usa e getta. In tanti questi giorni mi stanno chiedendo "cosa devo scrivere alle scuole per non ricevere mascherine usa e getta"?

Ecco una piccola guida! 

Iniziamo dal principio: Perché?

Purtroppo dal nefasto giorno in cui il commissario Arcuri ha promesso 11 milioni di mascherine chirurgiche al giorno da distribuire alle scuole, facendo accordi con FCA e Luxottica, il concetto del lavabile e del riuso è stato messo sotto accusa. La logica è al solita, più si produce, più il PIL aumenta, alla faccia dell'ambiente. Il Wwf ha calcolato che se solo un ragazzo per classe (5% della popolazione scolastica) disperdesse per strada, volontariamente o meno, la propria mascherina, ogni giorno verrebbero rilasciate in natura 1,4 tonnellate di plastica. A fine anno scolastico sarebbero 68 milioni di mascherine per un totale di 270 tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili. Se buttate correttamente nell’indifferenziata, andrebbero incenerite, con conseguente dispersione nell’atmosfera di CO2, polveri sottili e diossina, e le ceneri tossiche sarebbero destinate a discariche speciali.

Leggete qui la durissima critica di Rossano Ercolini e Laura Lo Presti di Zero Waste Italy! "Che la scuola venga inondata di 11 milioni di mascherine usa e getta al giorno, è quanto di più scellerato, inquinante, malsano, diseducativo che si potesse leggere. Come "Zero Waste Italy" il nostro impegno nella diffusione di buone pratiche per un mondo senza rifiuti possibile se aboliamo l'usa e getta e ci decidiamo ad accettare che le alternative stanno proprio sotto il nostro naso, invitiamo il Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina ed a tutto il Governo, ad un netto ravvedimento ed auspichiamo un confronto responsabile e chirificatore mettendo sul tavolo benefici e costi, non solo economici ma anche ambientali e sociali."

Nella confusione di verbali, decreti, e dichiarazioni alla stampa, molti dirigenti hanno pensato che le mascherine usa e getta fossero le uniche ammesse, e molti studenti, al suono della campanella, si sono trovati con le spalle al muro. Metti la chirurgica, o torni a casa. 

Anche la Regione Piemonte ha imposto le mascherine chirurgiche, citando le linee guida ISS (Rapporto ISS COVID-19 • n. 58/2020 Rev. 28 agosto 2020). Peccato però che le ha citate male! Le linee guida ISS prevedono le chirurgiche a scuola solo in caso di focolaio e in dotazione dell'alunno con sintomatologia e in isolamento, per il resto la mascherina di comunità è ammessa senza problemi.

Ricordiamo inoltre che esistono già in commercio mascherine chirurgiche lavabili in cotone 100% cotone OEKO-TEX e riutilizzabili, certificate dall'ISS (Ninfea).  

Ci si può quindi opporre, all'usa e getta, documenti alla mano. Io ho iniziato la mia battaglia con una lettera al maestro nel quaderno avvisi: 


https://www.facebook.com/linda.maggiori/posts/10225101472387653

Poi sono andata avanti con una lettera alla Dirigente: ecco alcuni modelli di lettere da copiare e adattare al vostro contesto!

Gent. Ma Dirigente, io ....genitore di.....in classe......chiedo di NON DISTRIBUIRE MASCHERINE USA E GETTA a mio figlio, .in quanto abbiamo già le nostre mascherine lavabili e non vogliamo produrre rifiuti superflui. La scuola non può imporre alle famiglie e ai ragazzi di ricevere e usare mascherine usa e getta. D'altra parte, non ci sono decreti o leggi nazionali che impongano di ricevere e usare obbligatoriamente mascherine usa e getta a scuola. Le lavabili sono permesse. Nel documento del 28 maggio n.82, il Comitato Tecnico Scientifico, ha previsto che “gli alunni dovranno indossare… nei locali scolastici una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione, fatte salve le dovute eccezioni…” (pag. 18-19) concetto ribadito nel successivo verbale del 31 agosto 2020 n.104 (pag. 4) con la notazione "preferibilmente di tipo chirurgico" (ma nessun obbligo). La stessa Oms sostiene (linee guida aggiornate al 21 agosto): “I bambini che sono in buona salute possono indossare una mascherina di tessuto (non medical or fabric mask)“. Nel protocollo d'Intesa Ministero Istruzione 6/8/20 si legge "la scuola garantirà giornalmente al personale la mascherina chirurgica" ma nessun obbligo si prospetta per gli studenti. Le mascherine possono anche essere autoprodotte, secondo i consigli ISS " l’ISS fornisce delle indicazioni, “devono essere multistrato, che garantiscano confort e respirabilità“. Le linee guida ISS (Rapporto ISS COVID-19 • n. 58/2020 Rev. 28 agosto 2020) prevedono le chirurgiche a scuola solo in caso di focolaio e in dotazione dell'alunno con sintomatologia e in isolamento. Ricordo inoltre che, nel caso la scuola volesse imporre le mascherine chirurgiche, esistono già in commercio mascherine chirurgiche lavabili in cotone 100% cotone OEKO-TEX e riutilizzabili, certificate dall'ISS (Ninfea).  

Per questo provvederò a restituire le mascherine monouso che sono state date ai miei figli. Chiedo se potete gentilmente comunicare alle famiglie che nessuno è obbligato al ritiro. Chiedo infine che quelle in avanzo siano donate a RSA o ASL e centri di accoglienza.

Cordiali saluti Grazie Allego copia della campagna informativa Zero Waste Italy con i riferimenti di legge.

https://www.facebook.com/zerowasteitaly/photos/a.1474322606137030/2837904109778866/?type=3&theater

Per i genitori delle scuole del Piemonte, che ha vietato le mascherine chirurgiche con



Altro modello di lettera scaricato dal profilo di Carlo Cuppini, genitore di una scuola di Firenze che ha scritto (e convinto) la sua dirigente ad accettare mascherine lavabili:

C.a. Dirigente scolastico Istituto Comprensivo …

Siamo genitori di bambine e bambini che frequentano diverse classi delle scuole primarie dell’Istituto Comprensivo che lei dirige.

Innanzitutto la ringraziamo per gli sforzi – che immaginiamo enormi – che lei e suoi collaboratori avete compiuto e state compiendo per aprire le scuole in sicurezza, e sicuramente nelle condizioni materiali e immateriali migliori possibili per i ragazzi e per il personale, stanti le norme e i protocolli in vigore.

Riguardo alle nuove disposizioni, abbiamo una forte perplessità in particolare, e vorremmo chiederle un chiarimento, nell'ottica di un dialogo interno alla comunità educante, di cui ci sentiamo parte attiva: ci riferiamo all'obbligo di utilizzo di mascherine chirurgiche da parte dei bambini, e il relativo divieto di utilizzo di quelle di stoffa. In base alle informazioni che abbiamo, ci pare che questa disposizione sia in contrasto con le recenti linee guida dell'OMS e con le valutazioni/decisioni del Comitato Tecnico Scientifico.

Sul Cts facciamo riferimento al verbale n. 104 del 31/08/2020 e a quanto riportato dai media. "Corriere della Sera", 2 settembre 2020: "Alla fine il Cts non ha voluto imporre un obbligo di mascherina chirurgica per tre motivi: il primo è che se per caso la scuola non dovesse averne per tutti, sarebbe a carico dei genitori l’acquisto in farmacia e questo potrebbe creare costi e confusione. Il secondo è un motivo legato alla didattica e all’aspetto psicologico: poiché anche le mascherine di stoffa fungono da barriera e protezione, specie per i bambini più piccoli, è più facile l’uso di mascherine colorate e leggere che non quello di dispositivi ospedalieri. Infine c’è un problema logistico: chi distribuisce all’ingresso le mascherine, se l’arrivo degli studenti deve essere rapido per evitare assembramenti fuori e dentro la scuola?"
Troviamo riscontro di questa fonte giornalistica nel verbale sopra citato: “In riferimento all’uso della mascherina, il CTS già nel documento del 28 maggio ha previsto che “gli alunni dovranno indossare per l’intera permanenza nei locali scolastici una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione, fatte salve le dovute eccezioni…”.” (L’indicazione “per l’intera permanenza” naturalmente è decaduta in seguito a successive determinazioni, sostituita da: nelle situazioni di non staticità.)
Anche in un precedente verbale (n. 94 del 7/07/2020) si legge che “tutti gli studenti di età superiore ai sei anni dovranno indossare una mascherina chirurgica o di comunità di propria dotazione…”

Tornando al verbale 104, è vero che si legge anche che “appare raccomandabile l’utilizzo di dispositivi efficaci e standardizzati per lavoratori della scuola e studenti quali le mascherine chirurgiche di adeguato dimensionamento per le diverse età scolastiche messe gratuitamente a disposizione dalla Struttura commissariale.” Questa raccomandazione non sembra giustificare l’imposizione della mascherina chirurgica come obbligo, mentre pone l’accento sui requisiti della “gratuità” e dell’“adeguato dimensionamento”, che non è chiaro quanto e con che continuità possano essere garantiti dalle forniture ministeriali. Già nei primi giorni di scuola si sono riscontrati in alcuni casi problemi di disponibilità e di adeguato dimensionamento: mascherine troppo grandi, che non aderiscono al volto e che tendono a scendere, inducendo il bambino a toccarla continuamente con le mani; oppure mascherine troppo strette che creano un disagio fisico e psicologico al bambino, alla lunga insopportabile e, dal punto di vista di noi genitori, inaccettabile.

Riguardo all'OMS, leggiamo sul sito istituzionale le linee guida aggiornate al 21 agosto: “Children who are in general good health can wear a non-medical or FABRIC mask. This provides source control, meaning it keeps the virus from being transmitted to others if they are infected and are not aware that they are infected. The adult who is providing the mask should ensure the fabric mask is the correct size and sufficiently covers the nose, mouth and chin of the child.”

Notiamo peraltro che recependo queste indicazioni un Paese come la Francia, con una situazione epidemiologica più importante della nostra, decide: “Pour les enfants en dessous de 11 ans : port du masque déconseillé, conformément aux recommandations de l’OMS.” Anche in considerazione del fatto che l'OMS e l’UNICEF reputano che le mascherine possano avere un "potential impact of wearing a mask on learning and psychosocial development". Aspetto richiamato anche nel verbale del Cts.

Non è questa la sede per discutere della decisione del governo italiano di far portare la mascherina ai bambini sotto i 12 anni in assenza di una “diffusa trasmissione” del virus - requisito indicato dall’Oms per valutare l’adozione di questa misura in questa fascia di età, e sempre in rapporto alla valutazione del possibile impatto socio-psicologico. Ma alla luce di tutto quanto riportato, ci sembra evidente che il rapporto bambini/mascherina sia un aspetto delicato, per cui ogni decisione al riguardo – anche sul tipo di mascherina – andrebbe presa tenendo in considerazione una serie di aspetti ugualmente determinanti, passando con molta cautela dalla dimensione della raccomandazione a quella dell’obbligo.

Le problematiche che vediamo nel rendere obbligatoria la mascherina chirurgica sono:

1- SICUREZZA SANITARIA: Le mascherine di stoffa hanno misure e taglie adatte ai bambini e quindi garantiscono una buona aderenza al volto; quelle chirurgiche più facilmente sul mercato reperibili sono a taglia unica, pensate per adulti, e sul volto dei bambini non aderiscono perfettamente, determinando certamente una maggiore possibilità di fuoriuscita di goccioline, in caso di tosse o starnuto. Le mascherine chirurgiche taglia bambino sono generalmente meno facili da reperire e speso più costose. E – ripetiamo – a giudicare dall’avvio dell’anno scolastico non abbiamo la certezza che quelle fornite dalla Struttura commissariale – qualora fossero davvero fornite continuativamente in quantità sufficiente per rispondere al requisito della “gratuità” – rispondano al requisito dell’adeguato dimensionamento.

2- SALUTE PSICOLOGICA: Indossare un “dispositivo medico” che ha una connotazione inequivocabilmente ospedaliera, e che uniforma-nasconde i volti di tutti i bambini sotto un'immagine che riconduce anche simbolicamente al contesto ospedaliero e al tema della malattia, non ci sembra il modo migliore per creare un clima di serenità all’interno della scuola. Sappiamo tutti che i messaggi visivi e simbolici, soprattutto se reiterati nella quotidianità, sono importanti e tendono a essere interiorizzati, “scomparendo” quasi dalla percezione cosciente, ma continuando ad agire nel profondo, soprattutto nell’età evolutiva. “Ma i bambini si abituano a tutto” si sente spesso dire. Ebbene, pensiamo che, se questo è vero, potrebbe essere una pessima notizia. E ricordiamo che il “benessere socio-emotivo degli studenti e del personale della scuola” è richiamato all’inizio del citato verbale n. 104 del Cts, come criterio generale di valutazione, subito dopo quello relativo alla necessità di contenimento del contagio.

3- IMPATTO AMBIENTALE: questo punto – da tempo al centro delle priorità nazionali e internazionali, anche per le implicazioni, dirette e indirette, di tipo sanitario – non richiede particolari argomentazioni. Evidenziamo soltanto che l’ISPRA – come riportato dal Sole24Ore il 13/9/2020) ha riferito di un enorme problema di smaltimento di questi prodotti monouso non riciclabili, per cui la capacità degli inceneritori potrebbe a breve non essere sufficiente.

4- REPERIBILITA’: Qualora la fornitura della Struttura commissariale risultasse nel prossimo periodo insufficiente, la reperibilità delle mascherine chirurgiche – soprattutto nella taglia bambino – potrebbe diventare estremamente problematica.

5- COSTI: Sempre nel caso che si verifichi la necessità di reperire autonomamente le mascherine per insufficienza della fornitura ministeriale, la spesa sarebbe a carico delle famiglie, e ribadiamo che le mascherine taglia bambino hanno generalmente un costo superiore rispetto a quelle standard (fino al doppio del prezzo e oltre). Questo potrebbe indurre alcuni ad acquistare mascherine chirurgiche da adulto, per risparmiare, ottenendo il risultato opposto a quello perseguito, con condizioni di minore sicurezza sanitaria, paradossalmente.

Confidando che voglia tornare sulla decisione di non ammettere le mascherine di stoffa nelle scuole dell’I.C. da lei diretto, le inviamo i più cordiali saluti.

Ci sono poi buoni modelli da cui prendere spunto!

Filottrano (AN) la scuola ha ricevuto in dono una mascherina lavabile a bambino, da parte di una generosa azienda di sartoria locale.

Tollo (Chieti) il Comune ha acquistato e regalato 300 mascherine lavabili ai propri studenti esortando a non utilizzare quelle inviate dal ministero. A Nereto (Teramo) la dirigente scolastica ha distribuito agli alunni della scuola Primaria e Secondaria di I grado mascherine riutilizzabiliLa Regione Abruzzo ha distribuito 93.000 mascherine agli studenti di I grado, certificate e riutilizzabili almeno 20 volte. Le certificazioni per le mascherine istituzionali sono CE/ISS Inail; mentre per quelle autoprodotte, l’ISS fornisce delle indicazioni, “devono essere multistrato, che garantiscano confort e respirabilità“.

Un altro esempio virtuoso, è l’azienda Eta Beta di Bologna (nata anni fa per il lavaggio di pannolini lavabili) che ora fa anche lavaggio di DPI (mascherine chirurgiche e FFP2/3).

In conclusione, come ci dice Tobia, non perdiamoci in un mare di mascherine, ritroviamo la nostra personale ;)







3 commenti:

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